Intervista a Don Tonino Posa
di Ninni Castrovilli
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don Tonino Posa nel suo studio
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Quest'anno la festa patronale ha dato vita a molteplici iniziative di carattere culturale e religioso. Come è cambiata negli ultimi anni la devozione dei Triggianesi per Maria SS. della Croce?
Più che cambiata, la devozione alla Madonna da sempre è stata molto viva in questo popolo, semmai, si è arricchita di tante altre iniziative che hanno risaldato e fortificato tale devozione. Queste iniziative sono un tentativo di risposta alle esigenze della società che non è più quella di ieri, alla quale si è tentato di offrire in una maniera più immediata e più ricca di contenuti
La Chiesa chiama i fedeli a responsabilizzarsi e a porsi come modello per la società contemporanea, come è avvenuto nell'ultimo referendum sulla Procreazione Assistita. Come è sentito a Triggiano "L'essere cristiano" e non "l'apparire cristiano"?
A Triggiano l'essere cristiano è sentito come un fatto importante, però rimane ancora più importante l'apparire. L'essere cristiano è un fatto importante ma tocca molto la sfera emotiva e che quindi si manifesta in occasioni di eventi emozionali, come la consultazione referendaria che può essere considerata un momento di richiamo delle persone all'obbedienza alle autorità della Chiesa, al quale hanno risposto positivamente essendo stata sollecitata. Mentre quotidianamente la fede, viene data per scontata e viene vissuta molto spesso episodicamente perciò ha bisogno di continue sollecitazioni.
Dopo oltre 10 anni di Arcipretura a Triggiano, in prossimità della sua partenza per un'altra comunità parrocchiale, possiamo tracciare un percorso di fede della comunità parrocchiale e cittadina, tenendo conto della pesante eredità di un predecessore che ha lasciato un segno indelebile nella vita di Triggiano, e che forse ha creato un difficile approccio tra l'allora nuovo Arciprete e i fedeli ?
Effettivamente l'eredità che don Dorino ha lasciato era grande dal punto di vista strutturale, avendo compiuto una grande opera di ristrutturazione della chiesa e anche di scoperta di un sito archeologico. Però devo affermare che quando sono giunto qui a Triggiano ho trovato una comunità, molto attenta a questi particolari e un po' meno alla crescita della fede che era legata ad altri momenti significativi. Ho dovuto in questi anni richiamare il senso della comunità, il senso dell'appartenenza alla Chiesa, non solamente dal punto di vista del contributo economico alle strutture, ma soprattutto, come “cuore”, come “amore” ad una realtà. Le difficoltà che inizialmente ho incontrato sono sostanzialmente dovute alla lunga permanenza di don Dorino in questa parrocchia (ben 23 anni), e molti hanno trovato difficile abituarsi all'idea che il parroco era cambiato. In seguito, abbiamo cominciato ad edificare la comunità e a ridestare quegli aspetti che pur non assenti, erano assopiti, messi in secondo piano da urgenze strutturali dell'edificio. In questi anni ho cercato di dare alla mia comunità, un volto più familiare, che riconosce la presenza del Signore, che lo ama e che lo serve.
Don Tonino, ricordiamo insieme un momento particolarmente caro durante il suo mandato triggianese, custodito gelosamente e di auspicio al suo successore e ai suoi parrocchiani.
Il momento più caro che conservo gelosamente, è stato il mio 25° anniversario di sacerdozio dove ho toccato con mano l'amore di questa comunità verso la mia persona. Da quel momento quasi d'incanto, sono scomparse tutte quelle incomprensioni che alle volte prima ci attanagliavano. Dopo è stato un proseguire più speditamente riscontrando nei miei parrocchiani, la loro consapevolezza di cosa significhi essere sacerdoti. Al mio successore don Antonio Bonerba, al quale voglio molto bene visto che è in primo luogo un caro amico, auguro che possa sperimentare il calore di questa comunità che pur avendo i propri repentini umori, sicuramente sarà sempre una comunità rigogliosa.
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24/09/2005 |
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